Export italiano secondo trimestre 2025 tra luci e ombre

Porto italiano con container

Andamento complessivo dell’export italiano nel 2025

Nel secondo trimestre del 2025 le esportazioni italiane raccontano una storia fatta di contrasti evidenti tra le diverse aree del Paese. Il Centro si conferma motore trainante con un +4,6%, mentre il Nord-Ovest avanza più lentamente con un +2,1%. Il Nord-Est, pur ricco di distretti industriali competitivi, registra un calo del -2,4%, mentre Sud e Isole faticano con un pesante -14,4%.

Se allarghiamo lo sguardo ai primi sei mesi del 2025, la situazione appare ancora più chiara: l’Italia cresce nel complesso del +2,1%, ma questo dato nasconde un Paese spaccato. Da un lato il Centro brilla con un +10,7%, dall’altro le Isole arretrano del -13,3% e il Sud del -6,6%. Il Nord-Ovest, con il suo +1,5%, mostra segnali positivi ma non trascinanti, mentre il Nord-Est rimane pressoché stabile (-0,5%).

Le differenze non si spiegano solo con i numeri, ma anche con il tessuto economico di ciascun territorio. Le regioni con una forte vocazione farmaceutica, tecnologica o legata ai macchinari hanno saputo reagire meglio, mentre quelle legate a settori tradizionali e più esposti alla concorrenza internazionale hanno visto peggiorare la propria bilancia commerciale.

Questo quadro dimostra come l’export italiano sia diventato sempre più polarizzato. Alcuni territori si agganciano con forza alle catene globali di valore e ne traggono beneficio, mentre altri faticano a rinnovarsi e a trovare nuovi sbocchi commerciali. Un’Italia a due velocità, che solleva interrogativi sul futuro della competitività nazionale.

Regioni in crescita e aree in sofferenza

Le performance più brillanti arrivano dal Lazio (+17,4%), che beneficia del ruolo centrale della capitale nella farmaceutica, e dalla Toscana (+11,8%), capace di diversificare tra chimica, moda e beni di lusso. L’Abruzzo (+10,1%) si distingue per la produzione farmaceutica e meccanica, mentre il Friuli-Venezia Giulia (+6,6%) sfrutta la sua posizione geografica e le relazioni con i mercati dell’Europa centrale.

Al contrario, Sardegna (-17,3%) e Sicilia (-11,2%) risentono fortemente della flessione nei prodotti petroliferi raffinati. Campania (-15,5%) paga il rallentamento dell’automotive, mentre il Molise (-9,8%) sconta le dimensioni ridotte del proprio sistema produttivo. Si tratta di segnali che indicano la difficoltà di alcuni territori a reggere la competizione globale.

I settori che spingono e quelli che frenano

Il settore farmaceutico e chimico-medicinale si conferma il vero motore dell’export italiano. Toscana, Lombardia, Lazio e Abruzzo trainano le vendite con laboratori, poli tecnologici e imprese di ricerca che si affermano anche nei mercati più esigenti. Anche i metalli di base e i mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli danno un contributo importante, mostrando come la specializzazione possa fare la differenza.

Dall’altra parte, l’automotive vive un momento critico. Piemonte e Campania, un tempo colonne portanti del settore, registrano forti cali, segno di una domanda estera meno dinamica e di una transizione industriale non ancora completata. I prodotti petroliferi raffinati di Sicilia e Sardegna, colpiti dal rallentamento globale e dalle oscillazioni dei prezzi, peggiorano ulteriormente la bilancia commerciale di queste regioni.

In questo scenario, appare evidente che la capacità di innovare e diversificare l’offerta diventa il fattore decisivo per mantenere competitività nei mercati internazionali.

I mercati esteri e i partner più dinamici

Gli Stati Uniti emergono come il mercato più promettente, con il Lazio che vede un’impennata dell’export del +133,7%. La Toscana conquista la Spagna con un +97,5% e rafforza le relazioni con la Francia (+27%), mentre la Lombardia trova nella Svizzera un partner in crescita (+22,5%). Il Friuli-Venezia Giulia sorprende con un +92,2% verso la Germania, sfruttando la vicinanza e l’integrazione nelle catene produttive europee.

Non mancano però i segnali negativi: la Campania riduce drasticamente le vendite verso la Svizzera (-43,1%) e la Toscana perde terreno in Turchia (-37,2%). Sono campanelli d’allarme che indicano come non tutti i mercati siano in grado di assorbire l’offerta italiana nello stesso modo, e come la diversificazione geografica resti fondamentale.

Ulteriori spunti dal mese di giugno 2025

A giugno 2025 le esportazioni italiane hanno registrato un incremento del +4,9% in valore, segnale di una ripresa più marcata rispetto ai mesi precedenti. La crescita è trainata da farmaceutica, alimentare e mezzi di trasporto diversi dalle auto, confermando l’importanza di questi comparti nella tenuta dell’economia nazionale.

Tuttavia, l’aumento dei volumi risulta più contenuto, suggerendo che una parte della crescita sia imputabile ai prezzi piuttosto che a un’espansione reale della produzione. Questo aspetto solleva la questione della sostenibilità di lungo periodo del trend positivo.

Prospettive per il secondo semestre dell’anno

Guardando avanti, l’export italiano dovrà affrontare sfide complesse. Le regioni più innovative e specializzate potrebbero consolidare i propri successi, ma per quelle in difficoltà serviranno strategie di rilancio mirate. La competitività dipenderà anche dai costi energetici, dalle materie prime e dall’andamento della logistica internazionale.

Resta chiaro un punto: senza una capacità di adattamento e una spinta decisa verso l’innovazione, alcune aree rischiano di restare indietro. Il secondo semestre del 2025 sarà quindi un banco di prova cruciale per misurare la tenuta dell’export e la resilienza delle imprese italiane.

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