Monte dei Paschi accelera sull’offerta Mediobanca
Con un anticipo di tre settimane rispetto alla chiusura dell’offerta fissata per l’8 settembre, Monte dei Paschi ha già raccolto 111.754.495 azioni di Mediobanca, pari a circa il 13,5% del capitale. Un’accelerazione inattesa, considerando che fino a metà agosto le adesioni erano state pressoché nulle, nonostante l’ops della banca senese a Piazza Affari – partita il 14 luglio – continui a scambiare in sconto. Nella seduta del 14 agosto il differenziale implicito nel concambio era del 2,9%, corrispondente a circa 500 milioni di euro necessari per allineare i valori all’offerta annunciata a fine gennaio.
Gli obiettivi di Lovaglio
Le precedenti operazioni simili hanno mostrato come, in Borsa, le decisioni arrivino quasi sempre all’ultimo momento. Per questo sorprende capire chi abbia deciso di conferire i titoli così in anticipo, ben tre settimane prima della scadenza. Il ceo di Mps, Luigi Lovaglio, non ha mai escluso un rilancio dell’offerta, indispensabile per puntare al controllo del 66,6% di Mediobanca, quota inizialmente indicata come obiettivo minimo ma poi dichiarata rinunciabile, con soglia ridotta al 35%.
Quel 35% coincide con i pacchetti in mano a Francesco Gaetano Caltagirone (9,9%), a Delfin della famiglia Del Vecchio (19,8%) e alle casse previdenziali (5,5%). Quote che, con un leggero ritocco dei termini, potrebbero essere facilmente conquistate. Caltagirone e Delfin, azionisti di peso anche in Mps (intorno al 10% ciascuno), hanno più volte mostrato apertura verso la strategia di Rocca Salimbeni.
Una partecipazione fra il 35% e il 50%, come indicato nel prospetto di luglio, sarebbe già sufficiente a garantire a Montepaschi il “controllo di fatto” di Mediobanca, incidendo sugli orientamenti assembleari e sulla governance futura.
Il nodo delle adesioni anticipate
Il pacchetto conferito a Rocca Salimbeni poco prima dell’assemblea del 21 agosto di Mediobanca resta avvolto dal mistero. Secondo indiscrezioni, non sarebbero stati né Caltagirone né Delfin a cedere le proprie azioni, anche se risulta che la holding dei Del Vecchio abbia depositato parte del suo 19,8%. Non tutto il 13,5% però può provenire da lì: tra gli investitori potrebbe esserci anche qualche altro soggetto istituzionale, la cui identità potrebbe emergere con la riapertura delle contrattazioni.
C’è chi ipotizza l’ingresso di Edizione (famiglia Benetton), titolare del 2,2%, anche se da Ponzano Veneto fanno sapere che la partecipazione è considerata un investimento puramente finanziario, poco incline a mosse anticipate senza un rilancio. Lo stesso presidente di Delfin, Francesco Milleri, aveva segnalato come l’offerta Mps sarebbe stata più interessante per i fondi con un adeguamento dei termini. La consegna anticipata di parte delle azioni sembra quindi un messaggio per spingere la banca senese a muoversi in quella direzione.
Effetti sull’assemblea e ruolo degli istituzionali
Il pacchetto già nelle mani di Mps potrebbe pesare sull’assemblea del 21 agosto, soprattutto se chi ha aderito non parteciperà al voto. È possibile che le azioni siano state registrate alla record date dell’11 agosto e poi consegnate a Montepaschi da investitori contrari all’operazione Banca Generali proposta da Alberto Nagel. In questo caso, i titoli depositati non escludono l’esercizio del diritto di voto.
Nel frattempo arrivano segnali positivi dagli investitori istituzionali: dopo il via libera dei proxy advisor Iss, Glass Lewis e Pirc, anche fondi come Norges Bank (1,45%), Calstrs, Calpers, Canada Pensions Plan, New York City Comptroller e Florida State Board of Administration hanno espresso orientamento favorevole alla manovra. Un appoggio che rafforza la posizione della banca senese nella scalata.