Export agroalimentare italiano verso USA in calo nel 2025

Vino pasta olio formaggio

Il calo dell’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti

Nei primi sette mesi del 2025, l’export agroalimentare Made in Italy ha perso circa 600 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato che ha sorpreso osservatori e produttori, considerando che per anni le vendite negli Stati Uniti avevano segnato una crescita costante, trainata soprattutto da vino, olio e pasta.

Il mese di luglio è stato quello più critico, con una contrazione del 10% rispetto a luglio 2024. Questo dato, secondo i ricercatori, segna un’inversione di tendenza netta: dopo un primo trimestre positivo, la curva si è piegata verso il basso, aprendo interrogativi sulle strategie di internazionalizzazione del settore.

Gli operatori sottolineano che a incidere non sono solo i dazi introdotti dagli Stati Uniti, ma anche un contesto macroeconomico complesso. Inflazione, aumento dei costi logistici e rallentamento dei consumi americani hanno contribuito a frenare la domanda di prodotti italiani di alta gamma, percepiti come beni premium.

In Italia, molte aziende hanno iniziato a ridimensionare le aspettative per il mercato statunitense, guardando con maggiore attenzione ad alternative in Asia e Medio Oriente. Tuttavia, gli Stati Uniti restano il secondo mercato extraeuropeo per valore, e difficilmente le imprese potranno rinunciarvi senza conseguenze economiche di rilievo.

I dazi al 15% e i settori più colpiti

Dal mese di agosto 2025 è entrato in vigore un dazio del 15% sui beni agroalimentari europei, che ha inciso pesantemente sulle esportazioni italiane. Prodotti simbolo come il vino, l’olio extravergine d’oliva e la pasta di semola sono stati immediatamente penalizzati.

Il settore caseario non è stato risparmiato: formaggi DOP come il Pecorino Romano, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano hanno visto ridursi gli ordini da parte di importatori americani, che cercano fornitori alternativi o prodotti sostitutivi a minor costo.

Un trend in rallentamento da aprile

Il 2025 si era aperto con dati incoraggianti: nel primo trimestre le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti crescevano a doppia cifra, con un +11% rispetto al 2024. Ma la fase positiva si è interrotta bruscamente ad aprile, quando l’incremento è sceso a un modesto +1%.

A maggio la crescita è risultata quasi piatta (+0,4%), mentre a giugno si è registrato il primo segno negativo, con un calo del 3%. Luglio ha aggravato il quadro con il -10%, confermando un trend di indebolimento che rischia di proseguire anche nei mesi successivi.

In termini cumulati, il bilancio gennaio-luglio 2025 si chiude con un +3% appena, a fronte del +19% dello stesso periodo del 2024. La distanza fra i due dati rende chiaro quanto sia pesante l’impatto delle nuove tariffe doganali e delle mutate condizioni di mercato.

Il ruolo delle associazioni agricole

Organizzazioni come Cia, Coldiretti e Filiera Italia hanno espresso forte preoccupazione per la perdita di competitività delle produzioni italiane. Secondo queste associazioni, i dazi vanno a colpire proprio i prodotti che negli anni hanno costruito la reputazione del Made in Italy nel mondo.

Le richieste al Governo e all’Unione Europea sono precise: sostegni mirati alle imprese più colpite, strumenti di promozione nei mercati alternativi e una nuova stagione di negoziati con gli Stati Uniti per limitare l’impatto delle barriere tariffarie.

Rischi e opportunità per il Made in Italy

Tra i rischi principali vi è la perdita di quote di mercato a favore di concorrenti di Paesi non soggetti ai dazi, come Cile, Australia o Sudafrica, che possono offrire vini e oli a prezzi più competitivi. Questo scenario potrebbe erodere relazioni commerciali costruite in decenni.

Allo stesso tempo, la crisi potrebbe rappresentare un’occasione per diversificare i mercati e consolidare la presenza in Asia, Canada e Medio Oriente. Investire in qualità certificata, tracciabilità e strategie di comunicazione mirate può trasformare la sfida in una leva di crescita.

Le prospettive per i prossimi mesi

Il futuro dell’export agroalimentare italiano dipenderà dall’evoluzione delle trattative commerciali tra UE e Stati Uniti e dall’eventuale concessione di deroghe su alcuni prodotti di punta. In assenza di correttivi, la perdita rischia di superare il miliardo di euro entro la fine del 2025.

Accanto ai fattori tariffari, giocheranno un ruolo cruciale anche il cambio euro-dollaro, i costi energetici e le spese logistiche. Le aziende saranno chiamate ad adottare strategie più flessibili, innovare le filiere e puntare su mercati capaci di apprezzare la qualità autentica del Made in Italy.

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